PANNELLO N° 15

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La popolazione

Con il bombardamento della Spezia del gennaio 1943 inizia lo sfollamento dalle città: per paura delle bombe ci si sposta nei paesi della Lunigiana dove è stato calcolato che oltre ai circa 85.000 abitanti se ne aggiungano altri 20.000 a dividere le magre risorse del territorio. Anche in val di Magra si abbandonano i centri più soggetti ai bombardamenti dove ci sono obiettivi di interesse strategico come la ferrovia e la strada nazionale: così da Pontremoli, Aulla e Villafranca le famiglie si trasferiscono nei paesi collinari. Da qui scendono ogni tanto nelle case rimaste incustodite per prelevare qualche oggetto e per verificare che le stesse non siano state saccheggiate. Prima della partenza tutti avevano cercato di riporre in nascondigli di fortuna i beni più preziosi, magari anche solo biancheria e il servizio di piatti “buono”, murati in ripostigli che spesso, alla fine della guerra, venivano però trovati violati e vuoti.

Quasi totale è stato lo sfollamento da Massa dove, a causa della vicinanza al fronte e per i ripetuti ordini di evacuazione del 1944 la maggioranza se ne va, chi a Sarzana e nella Lunigiana interna, chi anche oltre Appennino. Chi non ha altre possibilità si sposta nei paesi a monte e a Carrara dove si calcola che la popolazione di Carrara, con gli sfollati di Massa, raddoppi arrivando a 100.000 abitanti con gravi problemi igienici e per l’approvvigionamento alimentare.

Fin dal gennaio 1940 era in atto il razionamento. La vendita dello zucchero ad esempio avveniva solo dietro la presentazione di carte annonarie e per una quantità non superore ai 500 grammi al mese per persona; subito dopo vennero razionati il caffè ed il sapone. A giugno, con l’entrata in guerra, i razionamenti si estesero a tutti i generi alimentari, con la contemporanea diminuzione delle quantità consentite a persona. Le limitazioni si estendono all’olio, alla pasta ed al pane, di cui ogni persona poteva avere 200 grammi al giorno che, l’anno successivo, si riducono a 150. Il cibo quotidiano, se non si ha una produzione propria, è affidato a quei rettangoli di carta che l’ufficio annonario comunale distribuisce ogni due mesi, uno per ogni membro della famiglia. Intanto si assiste ad un forte aumento dei prezzi che insieme alla carenza di generi alimentari creano un malcontento diffuso.

Nei primi mesi del 1943 si verifica un’ulteriore restrizione; a giugno a Carrara arriva anche il divieto di uccidere i gatti per uso alimentare poiché la loro scomparsa aveva fatto aumentare in città il numero dei topi. Il fenomeno della borsa nera (la vendita a prezzo maggiorato dei generi di prima necessità) diventa grave. Le persone malnutrite si ammalavano facilmente di tifo, di polmonite e tubercolosi. A partire dalla fine del 1944 il CLN provinciale si sostituisce agli organismi fascisti che controllavano i magazzini dei generi razionati e cerca di rifornire la città di viveri. I nazifascisti tuttavia attuano un forte controllo del passo della Cisa, la porta di un possibile approvvigionamento dalla pianura padana.

Altro dramma per i civili sono state le deportazioni. Durante i rastrellamenti dell’estate 1944 molti uomini, anche d’età non giovane, sono stati prelevati e inviati in Germania per lavorare nell’industria tedesca. Si calcola siano stati più di un migliaio quelli costretti ad un allontanamento forzato che ha lasciato a carico delle donne la custodia delle famiglie, spesso con figli piccoli. Molti di questi deportati dopo la guerra non hanno fatto ritorno.

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