PANNELLO N° 8

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Bombardamenti alleati e cannoneggiamenti tedeschi su Massa

Dalla primavera 1943, con l’intensificarsi dei bombardamenti degli Alleati sugli obiettivi strategici in Italia, anche l’area tra Genova e Livorno venne colpita con frequenza e intensità crescenti.
La conquista del Nord Africa consentì ai bombardieri anglo-americani di compiere azioni non solo sull’Italia centrale ma di spingersi fino alla Spezia e oltre. Se all’inizio del 1944 i bombardamenti su Massa – pur provocando i primi morti tra i civili – erano ancora sporadici, da maggio le missioni aumentarono di numero provocando effetti drammatici che portarono alla distruzione quasi totale del centro città e alla morte di decine e decine di persone.
Già il 27 maggio le bombe uccisero 5 civili e nelle settimane successive il bilancio si fece sempre più pesante: si muore nelle strade, nelle case, perfino nel carcere che venne colpito il 17 luglio quando restarono uccisi 10 detenuti. In città vennero organizzati alcuni rifugi: quello di maggiori dimensioni fu quello della Martana, una grande galleria scavata nel cuore roccioso del colle dove sorge il castello Malaspina e che poteva ospitare fino a 3.000 persone.
Il 2 settembre 1944, con l’approssimarsi del fronte a ridosso del territorio apuano, venne emanato l’ordine di sfollamento di Massa. Tutte le istituzioni provinciali e lo stesso comando germanico si trasferirono a Pontremoli. Il rifugio della Martana venne occupato dai tedeschi che privarono così quanti rimasero in città di un prezioso luogo di difesa dalle incursioni alleate che si facevano sempre più numerose.
Ai bombardamenti strategici che avevano quale obiettivo le infrastrutture produttive e quelle viarie, si affiancarono quelli tattici per preparare il terreno all’avanzata delle truppe di terra, ormai attestate nella vicina Versilia, appena al di là della Linea Gotica. Ma le bombe dal cielo non furono le uniche ad uccidere: molte decine di morti furono causati anche da quelle lanciate dai cannoni che sparavano costantemente dalle postazioni tedesche nella zona della Spezia, in particolare da Punta Bianca, bunker nel quale erano una decina di micidiali bocche da fuoco capaci di colpire l’avanzata alleata lungo la costa, le città di Carrara e Massa, gli abitati delle colline soprastanti.
Il 29 dicembre venne bombardata ancora una volta la zona della città attorno al torrente Frigido e a Marina: in totale le vittime furono una trentina e altrettante si contarono nelle prime sei settimane del 1945 tra la zona di Ortola e quella di Piazza Aranci dove, l’8 febbraio, venne quasi completamente distrutta l’antica chiesa di San Sebastiano.
Le ultime settimane prima della Liberazione furono caratterizzate da un ulteriore intensificarsi dei cannoneggiamenti tedeschi sulla città e i paesi a monte: i morti si contarono a decine.
Ancora il 10 aprile, mentre partigiani e alleati erano già entrati in città, Massa fu colpita dai colpi sparati da Punta Bianca che provocarono nuovi lutti e distruzioni.

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