PANNELLO N° 26

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La Liberazione

Dopo mesi di attesa e ripetuti annunci, finalmente alle 5 del mattino del 5 aprile 1945 scatta l’offensiva finale degli alleati per lo sfondamento della Linea Gotica, il fronte di guerra che da mesi divide le truppe tedesche (sostenute dai militari italiani della RSI) da quelle americane (affiancate dai partigiani). Nelle ore precedenti reparti della V Armata USA hanno occupato i punti di attacco più favorevoli lungo i canaloni delle Apuane tra il monte Carchio e il Folgorito, sotto il crinale che segna il confine tra Montignoso e Seravezza ma soprattutto tra l’Italia libera e quella ancora occupata dai nazifascisti.

Il ruolo dei partigiani è decisivo anche per la scelta dei sentieri lungo i quali accompagnare i militari alleati per conquistare le posizioni migliori prima dell’offensiva: i tedeschi sono colti di sorpresa e in due ore il crinale è conquistato. A portare a termine l’attacco sono i Nisei, il reparto di soldati nippo americani aggregato alla 92.ma divisione “Buffalo”, a sua volta composta da soldati di colore comandati da ufficiali bianchi. A loro, arrivati da pochi mesi, tocca il lavoro più difficile e pericoloso e i morti si contano a centinaia. Importante per la riuscita dell’operazione è il sostegno fornito dal “Gruppo dei Patrioti Apuani” di Pietro Del Giudice e dalla Brigata Garibaldi “Gino Menconi” di Alessandro Brucellaria “Memo” con le azioni contro i tedeschi nelle zone a monte di Massa e di Carrara.

Nel volgere di due giorni lo sfondamento della Linea Gotica è realtà. L’attacco del 5 aprile si dimostra risolutivo dove altri erano falliti: quello di ottobre quando i reparti della “Buffalo” non erano riusciti a superare le difese tedesche con un pesante bilancio di morti o come quello sferrato l’8 febbraio – l’operazione “Fourth Term” (Quarta Fase) – che avrebbe dovuto scardinare il fronte e che invece si era concluso con un grave insuccesso degli alleati con trecento morti e mille feriti.

L’inizio di aprile porta finalmente buone notizie: l’8 Montignoso è liberato e con la liberazione di Massa (il 10) e di Carrara (l’11), ormai tutta l’Italia centrale è in mano alleata: resta ancora la Lunigiana!

Bisogna infatti aspettare altre due settimane perché anche l’ultimo fazzoletto di terra a sud dell’Appennino veda la ritirata dei nazifascisti. Il 23 aprile Fivizzano è libera, il 24 è la volta di Aulla, ma per Pontremoli si prospettano ancora ore difficili. La città dal settembre 1944 ospita il Comando tedesco, la questura e la prefettura, tutti trasferitisi da Massa dopo l’ordine di sfollamento. L’impegno pastorale, che si trasforma in attività politica, del vescovo mons. Giovanni Sismondo fa sì che il numero delle vittime non sia maggiore e che Pontremoli non venga distrutta dai tedeschi alla vigilia della partenza. La notte che precede la fine dell’occupazione è lunga e in pochi riposano; l’alba del 27 aprile è carica di nubi, ma la mattina la città è finalmente libera.

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