PANNELLO N° 24
Alcune della principali Missioni compiute dagli Alleati nel territorio della provincia di Apuania fra il 1943 e il 1945
Missione Rutland
Nella notte del 23 ottobre 1943 viene paracadutato al Passo dei Carpinelli Domenico Azzari, sergente radiotelegrafista della Marina Italiana. Lunigianese di Vigneta di Casola, era l’unico componente della Missione “Rutland”, con il compito di aiutare a rientrare al Sud i militari alleati fuggiti dai campi di concentramento e favorire il sorgere di movimenti antifascisti. Ad Azzari si affianca il cognato Angelo Marini. Attraverso giovani antifascisti carraresi rifugiatesi a Regnano, stabilisce i primi contatti con Viareggio e il CLN di Firenze e con città come Sarzana, Genova, Parma, Reggio Emilia. A dicembre, grazie alle sue indicazioni, c’è il primo lancio per una formazione partigiana in Valdarno; seguono lanci sulle Panie per i viareggini e quindi a Tea. I lanci si intensificano tra maggio e giugno ‘44, in un’area che va da Perugia a Parma e La Spezia, anticipati da messaggi trasmessi da Radio Londra. Vengono paracadutati in questi territori armi ed altri materiali. È stato calcolato che una trentina di lanci siano da ricondurre alla sua attività, tra cui in Lunigiana quello di Mommio. Nel maggio 1944 viene paracadutato ad affiancarlo il maggiore inglese Johnston che, non condividendo il criterio usato dall’Azzari nella scelta della destinazione dei lanci, gli ordina di trasferirsi a Zeri presso il Maggiore Gordon Lett. Azzari non accetta e si limita a trasferirvi il radiotelegrafista e le attrezzature, mentre egli rimane a svolgere l’attività come partigiano, vicecomandante della III brigata Spezia.
Missione Blundell
Il maggiore Gordon Lett, dopo l’8 settembre, evade da un campo dove era tenuto prigioniero in val Padana e raggiunge i monti di Zeri dove avvia la costituzione del “Battaglione Internazionale”. Nel luglio ‘44 gli viene assegnata la funzione di capo missione di collegamento, “Missione Blundell”, che lo rende in grado di ottenere dagli Alleati rifornimenti di armi e materiali bellici per la sua formazione e per le altre della zona da lui indicate. Lanci in quel territorio erano avvenuti anche prima, attraverso i contatti che le formazioni erano riuscite a stabilire con i Comandi alleati. Tramite la “Blundell” giungono comunque aiuti che favoriscono l’attività partigiana anche con lanci nella zona apuana, del Bardine e di S. Terenzo. Nel marzo 1945 il maggiore, anche a seguito di contrasti con i comandi partigiani della Divisione Liguria e del Battaglione Muccini, attraversa la Linea Gotica e si ricongiunge con le truppe alleate. Lo sostituisce il maggiore Henderson, che nell’ultimo mese di guerra assegna ai partigiani della Spezia e della Val di Magra il compito di interrompere le comunicazioni sulla Cisa, a Pontremoli, e sull’Aurelia, di sabotare i ponti e i collegamenti, di attaccare il comando. A questo si riconduce il fallito tentativo del 15 aprile 1945 di elementi della IV Zona operativa ligure, di attaccare Pontremoli: l’arrivo di una colonna tedesca, forse a causa di una fuga di notizie, provoca la ritirata dei partigiani che lasciano sul terreno cinque morti.
Missione Balloonet
Il maggiore inglese Johnston – paracadutato nel maggio 1944 presso il Passo dei Carpinelli con altri ufficiali e militari esperti in sabotaggi – organizza, anche con elementi locali, una banda ben fornita di armi e viveri attraverso i lanci e che agisce soprattutto con azioni lungo la ferrovia Aulla – Lucca. Successivamente il maggiore si sposta nel versante emiliano, continuando tuttavia a mantenere contatti anche con la nostra zona, dove nell’agosto ’44 convoca a Regnano i partigiani di quattro province (Apuania, Spezia, Lucca e Reggio Emilia) per favorire la costituzione di un coordinamento tra le formazioni. In quella riunione si forma la “Divisione Lunense” di cui una brigata è al comando del maggiore Oldham. Anch’egli già prigioniero come Lett, dopo l’8 settembre si era fermato in Garfagnana dove aveva organizzato un gruppo di giovani. Vicecomandante è Roberto Battaglia, giunto in zona attraverso un altro lancio. Johnston dopo il trasferimento in Emilia, favorisce l’arrivo di lanci nella zona reggiana, dove nel corso dei mesi si crea una certa tensione con i gruppi locali. Poiché egli indirizza, raccoglie e distribuisce i lanci, i garibaldini lo accusano di favorire soprattutto le formazioni democristiane, critica che viene rivolta anche ad altre missioni inglesi. Nel dicembre ‘44, l’ufficiale viene richiamato dal suo Comando e raggiunge gli Alleati nel sud l’Italia. Al suo posto rimane il maggiore Wilcokohson, già attivo nel modenese.
Missione Turdus
Nella notte tra il 15 e il 16 luglio 1944 il SOE (Special Operations Executive, organismo che sovrintende alle missioni britanniche) fa paracadutare in Garfagnana, a Bosco di Careggine, il capitano Roberto Battaglia (capomissione), il tenente Alvaro Giusti ed il radiotelegrafista Vincenzo Casale. Per un errore di 37 chilometri, il lancio avviene nel campo del maggiore Antony Oldham, che aveva fatto segnalazioni non autorizzate. Gli uomini ed il materiale erano destinati al maggiore Johnston che fa ritirare il materiale ma lascia gli uomini in quella formazione e ad Oldham il comando della “Turdus”. Questa come le altre missioni promuove azioni di sabotaggio e favorisce l’arrivo di rifornimenti con i lanci. Oldham apprezza le qualità diplomatiche di Battaglia nel tenere le relazioni non facili tra i componenti della Divisione Lunense, compito non facile per lui che era estraneo all’ambiente in cui si trovava ad operare. Ai primi di dicembre, dopo il fallimento di un attacco dei partigiani che causa gravi perdite la missione si conclude e i responsabili passano le linee.
Missione Galia
A fine dicembre ’44 nella zona collinare non lontano dalle case di Chiesa di Rossano dove opera Gordon Lett, è previsto l’arrivo della Missione “Galia”: il lancio di 33 paracadutisti inglesi per azioni di sabotaggio dietro le linee e far credere ai tedeschi che tra i partigiani ci siano cospicue forze alleate.
La mattina del 27 dicembre, disturbato da forte vento, un Douglas C47 sgancia sei paracadute con altrettanti bidoni di rifornimento, ma non riesce a riprendere quota a causa di una turbolenza e si schianta a terra, incendiandosi. Le bombe e le munizioni che sono a bordo esplodono una dopo l’altra, nessuno può avvicinarsi: per i membri dell’equipaggio non c’è scampo. I partigiani estrarranno sette cadaveri: in paese, nelle prime ore del mattino del 1° gennaio 1945, si svolgono i funerali. Sono cinque americani e due inglesi e vengono sepolti nel piccolo cimitero locale: a guerra finita gli inglesi saranno traslati nel cimitero genovese di Staglieno, mentre gli americani riposano in patria. Subito dopo i funerali compaiono sopra Rossano altri sei aerei C47 scortati da alcuni caccia: a bordo ci sono i paracadutisti inglesi la cui missione, assieme ai partigiani, è di impegnare le truppe tedesche lungo le strade della ritirata ostacolando il passaggio le colonne di uomini e mezzi.