PANNELLO N° 25
I sacerdoti e la Resistenza
Alcuni giovani sacerdoti o seminaristi, dopo l’8 settembre 1943, si uniscono ai partigiani nella lotta per la libertà. Tra questi ricordiamo:
Don Giuseppe Rosini: di famiglia antifascista, milita nell’Azione Cattolica e quando viene sciolta nel 1931, continua ad incontrare i giovani nel Ricreatorio San Giuseppe a Carrara. Quando alcuni vengono arrestati, riesce a farsi nominare cappellano del carcere per poterli avvicinare. Svolge attività clandestina con il nome di “Andrea” e insieme a Bondielli costituisce un Comitato di antifascisti che dopo il 25 luglio diviene il CLN. Prestando assistenza come cappellano del battaglione Val di Fassa degli Alpini, organizza con loro la resistenza dell’8 settembre. Viene arrestato, ammonito e rimesso in libertà. Quando avviene l’arresto del colonnello Pagano, fugge nel pontremolese dove si mette in contatto con la II Brigata Julia. Rientrato dopo alcuni mesi a Carrara, s’impegna ad assistere i rastrellati, cercando di farne liberare il più possibile. Durante la sua attività in montagna nella “Menconi”, viene catturato e rinchiuso in un locale ad Orto di Donna, da cui si salva fuggendo da una finestra.
Don Quinto Barbieri: parroco di Succisa, accoglie e fa curare i partigiani feriti nello scontro del 15.3.1944 con i fascisti. Viene arrestato e incarcerato prima a Pontremoli e poi a Massa, dove rimane per tre mesi. Liberato a seguito di uno scambio di prigionieri, porta nel corpo i segni delle percosse subite che lo condurranno alla morte appena poco più che cinquantenne.
Don Bruno Ghelfi: studente di teologia, rientrato nel paese natale di Succisa, si associa ai partigiani dopo le minacce del Comando tedesco e l’aggressione fascista durante la quale riesce a sottrarsi al plotone di esecuzione. Nel maggio 1944 si sposta in Emilia nella II Brigata Iulia, poi si unisce ai fratelli Cacchioli e diviene vicecommissario della III Brigata Berretta.
Don Piero Lecchini: parroco di Pozzo di Mulazzo, accusato dai fascisti di spingere i giovani a disertare la chiamata alle armi della RSI ed arrestato nel marzo 1944, riesce a fuggire e sceglie la via dei monti. A luglio entra nel Battaglione Internazionale, poi cappellano della Div. Liguria.
Don Michele Pizzanelli: seminarista, a 17 anni, con l’approvazione del Vescovo, si arruola nella I Bgt Beretta che opera nel pontremolese.
Don Leandro Spadoni: giovane economo del Duomo di Carrara nella cui canonica e sacrestia accoglieva quanti volevano passare la Linea Gotica. Viene arrestato il 1.11.1944 e trasferito prima al campo di Marinella, poi al carcere della Spezia, quindi a quello di Genova e da qui al campo di concentramento di Bolzano, dove viene liberato alla fine della guerra.
Don Vittorio Tonarelli: parroco di Forno. Durante l’eccidio del 13.6.1944, nonostante le minacce ricevute si è ripetutamente prodigato per alleviare sofferenze ed offrire conforto ai suoi parrocchiani. Si è prestato per portare via i bambini dall’asilo alla Filanda in un tempo brevissimo scaduto il quale sarebbero stati fucilati degli ostaggi. è stato decorato di Medaglia d’Argento al Valore Civile.
Negli anni bui dell’occupazione nazifascista, un contributo importante per alleviare le sofferenze della popolazione civile, per cercare di impedire torture, rappresaglie e uccisioni lo hanno avuto:
Mons. Giovanni Sismondo: Vescovo di Pontremoli dal 1930, svolge un ruolo importante nella città e nella diocesi dopo l’8 settembre 1943. Già il 21 settembre, non manca di esprimere la sua protesta per l’occupazione da parte dei tedeschi del Seminario vescovile, che diverrà poi la sede dei fascisti del battaglione S. Marco: la X Mas. Porta il proprio conforto alle famiglie delle vittime ed offre sostegno morale come nel caso dei giovani catturati a Bagnone, sul Monte Barca, imprigionati e torturati dai fascisti in Seminario e poi fucilati a Valmozzola. Mette i locali della diocesi, l’orfanotrofio Leone XIII, il Galli Bonaventuri e l’istituto Cabrini a disposizione degli sfollati, soprattutto massesi.
Entra in contatto con il maggiore Gordon Lett ed attraverso di lui ottiene che il minacciato bombardamento su Pontremoli della primavera del 1945 venga evitato. Il vescovo diviene un riferimento per tutti: prefetto, comando tedesco, partigiani. E così, salendo fino a Zeri, organizza scambi di prigionieri che contribuiscono a salvare molte vite umane. Nell’imminenza dell’arrivo degli Alleati è ancora lui determinante: quando i partigiani intimano ai tedeschi la resa che viene rifiutata, egli invia una staffetta al comandante della “Beretta” invitandolo a non scendere a Pontremoli per evitare un inutile strage perché le pattuglie partigiane ben poco avrebbero potuto contro duemila tedeschi ben armati, disposti ormai a tutto. I partigiani lo ascoltano.
Negli ultimi concitati giorni riesce a rintracciare, nascosti nella valle del Verde, due militari tedeschi disertori e recandosi di persona da loro si fa rilasciare una dichiarazione senza la quale i tedeschi avevano minacciato la distruzione della città. Il comandante tedesco, Bernard Kreussig, prima di lasciare Pontremoli consegna al Vescovo quanto è custodito nei magazzini dei viveri e del vestiario per i poveri della città.
Alla fine della guerra Mons. Sismondo, a seguito delle dimissioni di Mons. Terzi, per un certo periodo regge anche la diocesi di Massa. Gli viene assegnata la Medaglia d’Argento al Valore Civile.
Don Marco Mori: collaboratore del vescovo mons. Sismondo, lo accompagna in varie missioni quando questi si adopera per evitare tragedie alla popolazione. Don Marco conforta i condannati a morte, prigionieri in Seminario, va alla ricerca degli ufficiali tedeschi disertori senza il ritrovamento dei quali, i tedeschi avrebbero distrutto Pontremoli, tratta lo scambio dei prigionieri e prega Gordon Lett di fare in modo che a Pontremoli vengano risparmiati ulteriori bombardamenti. Nel 1983 è tra i fondatori dell’Istituto Storico della Resistenza Apuana.
Le conseguenze della guerra non hanno risparmiato il clero ed in particolare i parroci che spesso hanno condiviso la tragedia del proprio popolo.
Diocesi di Pontremoli. Una lapide posta nel Seminario di Pontremoli ricorda i sette sacerdoti della diocesi rimasti uccisi durante il conflitto.
Don Lino Baldini: parroco di Camporaghena, ucciso sul piazzale della chiesa dai nazifascisti il 4.7.1944.
Don Eugenio Grigoletti: parroco di Adelano, ucciso nella canonica dalle truppe tedesche durante il rastrellamento del 3.8.1944.
Can. prof. don Angelo Quiligotti: insegnante del Liceo Vescovile di Pontremoli, ucciso dai tedeschi durante il rastrellamento sui monti di Zeri il 6.8.1944.
Don Michele Rabino: parroco di S. Terenzo Monti, ucciso in canonica dai tedeschi nella strage del 19.8.1944.
Don Alberto Battilocchi: parroco di Ceserano, ucciso durante un bombardamento alleato il 15.12.1944.
Don Sante Fontana: parroco di Comano, ucciso dai partigiani il 16.01.1945.
Don Giuseppe Lorenzelli: parroco di Corvarola (Bagnone) ucciso dai partigiani il 27.2.1945.
Diocesi di Apuania. Una lapide in memoria dei sacerdoti vittime della guerra è stata posta nel seminario di Massa, nel settembre del 1947.
Don Carlo Beghè: parroco di Novegigola, ottantenne, prelevato dai tedeschi durante un rastrellamento e rimasto per alcune ore sotto la minaccia del plotone di esecuzione, non viene fucilato ma il suo cuore non regge e muore qualche tempo dopo, il 12.3.1945
Don Florindo Bonomi: viceparroco di Fosdinovo, ad appena 26 anni fatto prigioniero dai tedeschi, viene liberato per interessamento del vescovo; tornato alla parrocchia è nuovamente catturato e condotto a Monzone, seviziato e fucilato nella notte del 15.9.44.
Don Luigi Frizzotti: già anziano ma rimasto accanto ai suoi parrocchiani, muore per le ferite riportate nel bombardamento di Bondano di Marina di Massa il 15.1.1944.
Don Luigi Ianni: parroco di Vinca, a 27 anni viene ucciso dalle SS insieme al padre e alla sorella durante la strage nazifascista del 24.8.1944.
Don Mario Tucci: giovane parroco a Castello di Calice di Cornoviglio, aveva dovuto allontanarsi perché preso di mira dai tedeschi e si era recato prima a Firenze quindi a Gorfigliano. Alla Liberazione, mentre cercava di rientrare in Lunigiana muore in Garfagnana per lo scoppio di una mina il 25.4.1945.
Padre Marcello Verona: frate carmelitano, catturato con altri giovani patrioti da reparti delle SS, torturato e poi fucilato a Mirteto di Massa il 12.8.1944.
Can. Arturo Vincentelli: parroco di San Francesco in Carrara, e canonico della collegiata; avendo l’incarico di delegato vescovile per le parrocchie carraresi e massesi, durante l’occupazione tratta frequentemente con il comando tedesco per la liberazione di prigionieri. Rimane vittima delle ultime cannonate tedesche, travolto dalle macerie il 13.4.1945.
Giuseppe Pierami: chierico studente di teologia, catturato dai tedeschi durante un rastrellamento, riesce a fuggire con il padre e il fratello, ma viene ucciso oltre la linea gotica in territorio liberato e in circostanze mai chiarite il 2.11.1944.
Silvestro Alberti: chierico, studente di teologia, alla chiusura del seminario rientra in paese, a Forno dove assiste al tragico eccidio; muore mitragliato dalle SS mentre tenta di passare la Linea Gotica per raggiungere Lucca il 28.2.1945.