PANNELLO N° 10
Rastrellamenti e Stragi
14 marzo 1944. Nella zona del monte Barca, uomini della X MAS, evidentemente informati da un delatore, circondano un casone dove si nascondono 13 partigiani di cui dieci spezzini e tre ex prigionieri russi, primo nucleo di una formazione che andava costituendosi. Nella sparatoria il comandante Ernesto Parducci “Giovanni” rimane ferito ma riesce a mettersi in salvo rotolando nel bosco, 3 partigiani sono uccisi, altri nove vengono trasferiti prima a Pontremoli, poi alla Spezia, quindi di nuovo a Pontremoli dove in Seminario, sede della X MAS, vengono brutalmente interrogati. Portati quindi alla stazione di Valmozzola dove, come rappresaglia per un attacco ad un treno che era stato messo in atto da parte dei partigiani qualche giorno prima, 7 vengono uccisi il 17 marzo, uno è graziato.
15 aprile 1944. Per contrastare le azioni del Picelli in alta Valle del Verde viene messo in atto un vasto rastrellamento a Cervara, spedizione punitiva dei nazifascisti contro la frazione accusata di sostenere i gruppi partigiani. Nel paese vengono uccisi i partigiani Carlo Travaglini (32 anni) e Amedeo Beccari (44 anni). Sedici uomini del paese vengono prelevati e condotti in carcere alla Spezia, presso il comando della X Mas.
4/5 maggio 1944. Strage di Mommio vengono uccisi 19 civili e 3 partigiani.
Giugno – luglio 1944. Grande azione di rastrellamento tra la Cisa e il Cerreto chiamata operazione “Wallenstein I” con reparti della Luftwaffe e della Flak, la 135^ Brigata e il Battaglione Lupo della X MAS. Tra il 30 giugno e il 1° luglio un cordone di uomini si posiziona su una linea che da Pontremoli arriva fino al Cerreto passando per i territori di Filattiera, Bagnone, Licciana e Fivizzano. L’azione porta allo scompaginamento della Bgt partigiana “37 B”. A Ca’ del Guelfo nell’alto pontremolese vengono uccisi 2 civili, altri 10 a Pieve di Bagnone. Adelmo Bottero, vicecomandante, viene ferito: è torturato, fucilato e legato alla ringhiera della chiesa di Lusana. Quattro partigiani vengono uccisi nel fivizzanese. Il rastrellamento è particolarmente duro verso la popolazione civile: uccisi una trentina di civili tra i quali anche anziani, disabili, pastori. L’azione coinvolge anche i parroci; a Pontremoli 22 ecclesiastici, vengono deportati e tenuti nel seminario di Parma per poi essere liberati dopo due settimane per l’intervento del vescovo mons. Sismondo. Il giovane parroco di Camporaghena don Lino Baldini, accusato di aver aiutato i partigiani, è invece fucilato. Durante l’operazione i nazifascisti fanno razzia di bestiame, derrate alimentari e prelevano uomini da mandare ai lavori forzati in Italia e in Germania. Tra i tedeschi si contano 5 morti e 17 tra feriti dispersi.
13 giugno 1944. Forno: 68 vittime.
3 luglio 1944. A Ponticello vengono fucilati 5 civili.
24 luglio 1944. Fucilate 8 persone a Canova.
3 agosto 1944. Per evitare che i partigiani (valutati in circa 3.000, mentre erano poco più della metà) possano bloccare la strada della Cisa e i collegamenti tra il porto della Spezia ed il Nord i Tedeschi mettono in atto un grande rastrellamento in tutto lo zerasco, sede di vari gruppi partigiani. Vi partecipano la 135.ma Brigata e il Battaglione Lupo della X MAS, il Battaglione d’addestramento Mittenwald e la Divisione alpina Monterosa della RSI, per un totale di 5.000 uomini che il 3 agosto avanzano in modo concentrico verso il Monte Gottero ed il monte Picchiara. I tentativi di fermare l’avanzata messi in atto dai partigiani, speso male armati, non riescono e le formazioni si sbandano. Solo la Cento Croci rimane a difendere le posizioni. I nazifascisti uccidono 19 civili; molti altri vengono imprigionati. Uccisi anche due sacerdoti nella zona di Adelano, don Eugenio Grigoletti e don Angelo Quiligotti. Molti paesi vengono bruciati e il bestiame requisito. Tra i Tedeschi si contano 1 morto e 17 feriti.
3 agosto 1944. Muoiono 6 persone a Marciaso.
19 agosto 1944. Stragi di Bardine S. Terenzo e Valla: i morti sono 167.
24 agosto 1944. Strage di Vinca. 174 morti.
24 agosto 1944. Guadine: 13 vittime.
24 agosto 1944. Rastrellamento dell’intera area apuana a nord della Linea Gotica, ad opera della 16.ma Divisione SS guidata dal maggiore Reder con alpini della Wehrmacht e un centinaio di uomini della Brigata Nera apuana. L’operazione prevedeva l’accerchiamento sia da sud che dall’Aulella della zona dove operava la Bgt partigiana “Muccini” guidata da Alfredo Contri, con circa 700 uomini. In tutta l’area, oggetto del rastrellamento, vengono bruciati paesi, uccisi civili, razziati i viveri. A Guadine, a nord di Massa, sono uccise 13 persone. A Castelpoggio fucilati 6 uomini, altri 9 a Gragnola. Le frazioni di Colonnata, Gragnana, Bedizzano e Miseglia sono cannoneggiate e incendiate e vari abitanti deportati in Germania. Nella parte nord il rastrellamento tocca i paesi di Monzone, Equi,Tenerano, Viano, Campiglione, Vezzanello, Gallogna, Corsano, Lorano e Cecina. Anche qui paesi incendiati e uccisione di 21 civili. I partigiani di sei distaccamenti della brigata che non erano riusciti ad opporsi all’avanzata tedesca si ritirano sul monte Sagro. Giunti a Vinca le SS di Reder e i membri delle brigate nere massacrano 174 persone.
3/4 settembre 1944. Vengono uccise 10 persone a S. Terenzo.
10 settembre 1944. Massa. Uccisione di 37 persone, di queste 17 sono state catturate presso la Certosa di Farneta.
13 settembre 1944. a Tenerano vengono uccise 16 persone appartenenti a due famiglie.
16 settembre 1944. Strage delle Fosse del Frigido: 147 vittime.
16 settembre 1944. Strage di Bergiola Foscalina. 71 morti.
18 settembre 1944. Strage di Antona (Capel da Preta): 9 vittime.
10 novembre 1944. Strage di Avenza. 11 vittime.
23 novembre 1944. Regnano: i Tedeschi uccidono 13 civili.
27 novembre – 2 dicembre 1944. Il comando tedesco ordina una settimana di lotta alle bande, (con la 148^ divisione di fanteria tedesca coadiuvata dai battaglioni Kesselring e Mittenwald e dalla Brigata Nera spezzina) per eliminare i partigiani dalla zona del fronte apuano con due rastrellamenti: operazione “Catilina” contro le formazioni a nord dei monti e “Barbara” nella zona carrarese e massese. A Carrara viene affisso un manifesto che faceva ricadere sulle azioni dei partigiani la responsabilità del rastrellamento. Il 29 novembre i nazifascisti si schierano tra S. Stefano Magra e Carrara, alla distanza di cinque passi da uomo a uomo, dirigendosi verso i monti, mentre le batterie navali del golfo spezzino bersagliavano la zona di Castelpoggio dove aveva sede una brigata partigiana. Ai partigiani non rimane che resistere per rallentare l’avanzata e nel frattempo ripiegare verso le Apuane. Il 29 novembre anche da Carrara i tedeschi salgono verso Torano e Codena. Qui i partigiani riescono a contrastarli ma dopo una breve pausa i tedeschi, con l’appoggio dell’artiglieria, occupano Codena e Bedizzano puntando verso il monte Brugiana. I partigiani di Carrara pensano di ritirarsi verso Massa ma anche lì era in corso un rastrellamento e la Patrioti Apuani aveva dovuto lasciare la sua sede di Forno e messo in atto un ripiegamento. Nella vallata del Frigido vengono incendiate delle abitazioni ad Antona, Pariana e Altagnana. Saccheggiato Forno. Attacchi anche a Casette e Canevara dove si verificano 4 morti. La situazione si fa drammatica, quando il 2 dicembre i tedeschi iniziano a ritirarsi. Nella zona di Carrara si contano una trentina di vittime tra civili e partigiani; nella Muccini ligure vi sono una ventina di caduti. Perdite simili si registrano nella Brigata di Contri e nei Patrioti Apuani. A seguito di questo rastrellamento molti partigiani decidono di passare il fronte.
7/8 dicembre 1944. Operazione Nikolaus contro i partigiani della IV Brigata Apuana. Coordinata dal 51° Corpo d’Armata, interessava l’area a nord di Fivizzano, Licciana, Comano e una parte del Bagnonese. Il 7 dicembre reparti di rastrellatori scendono dai passi del Lagastrello e del Cerreto, mentre altri risalgono dal fondovalle. I partigiani rinunciano a combattere per evitare rappresaglie sulla popolazione. Un civile rimane ucciso e una quarantina di uomini vengono avviati ai lavori forzati.
20 gennaio 1945. Rastrellamento nello zerasco e nelle valli del Vara e del Taro. Prendono parte all’operazione reparti della Divisione Monterosa e dei bersaglieri della RSI Italia, la Brigata Nera della Spezia, il battaglione alpino Mittenwald, la 135.ma brigata tedesca, contingenti della148.ma Divisione di Fretter Pico che da sud risalivano dalla val di Vara e ad est dal Pontremolese, mentre attraverso il passo di Cento Croci dalla Valtaro scendeva la 162.ma Divisione di fanteria tedesca, composta da ex prigionieri tedeschi di origine orientale, dalla popolazione chiamati “mongoli”. Vista l’impossibilità di frenare l’avanzata, le truppe partigiane si ritirano verso il monte Gottero, dove si rifugia anche Gordon Lett. Alla fine di gennaio i rastrellatori si ritirano e le formazioni rientrano nelle aree. Il bilancio conta una cinquantina di caduti nelle file partigiane e altri quaranta fatti prigionieri; 7 vittime civili nello zerasco. Dopo il rastrellamento, il 25 gennaio il Duce viene in Lunigiana, sostando a Pontremoli e a Mocrone.
26 gennaio 1945. Rastrellamento Bagnone e Licciana. A Villa di Panicale viene ucciso Vegliante Torri “Ivan” comandante di distaccamento della Borrini.