PANNELLO N° 14
Rastrellamenti e stragi
Fivizzano, S. Terenzo – 3/4 settembre 1944
Dopo le stragi di agosto, alcune compagnie di SS sorprendono nel sonno dieci tra ragazzi e uomini che trascorrono la notte in rifugi scavati nei pressi di un canale, in località Pradaccio. Vengono interrogati e seviziati tanto che le loro grida sono udite fino nel paese, mentre alle case e cascine intorno viene appiccato il fuoco. Nove vengono trucidati e solo uno, che però perde il padre e il fratello, riesce a salvarsi. Poiché il Pradaccio è una località piuttosto nascosta, si pensa subito che ci sia stata una delazione e per questo qualche tempo dopo, una donna di Canova, accusata di aver accompagnato i tedeschi, viene giustiziata dai partigiani.
Massa – 10 settembre 1944
Dieci religiosi ed altre persone, tra cui tre sacerdoti, catturati pochi giorni prima nella Certosa di Farneta presso Lucca e tenuti prigionieri nel castello Malaspina, vengono fucilati a piccoli gruppi in diversi luoghi della città di Massa: alla Foce, a Ponte di Forno, al Ponte di Lazzeri, al Ponte di Mignan, alle Capannelle, alla Rinchiostra, ai Quercioli, in via Aurelia Turano e in via Palestro. Si contano 37 vittime.
Fivizzano, Tenerano – 13 settembre 1944
Dopo un’azione tedesca contro quello che rimane della brigata Muccini i cui esponenti riescono a salvarsi sui monti, i nazifascisti scendono in paese dove sterminano due famiglie: 16 le vittime.
Carrara, Bergiola Foscalina – 16 settembre 1944
Un militare del reparto esplorante di Reder viene trovato ucciso alla Foce, tra Massa e Carrara. Sembra che il primo a scoprirlo sia stato un vigile di Bergiola che nella fuga perde lo zaino da cui si è potuta dedurre la sua provenienza. Un reparto tedesco, aiutato da fascisti, inizia la strage nel paese vicino.
Gli abitanti, presi alla sprovvista, vengono uccisi nelle loro case, ma la maggioranza viene radunata nella scuola elementare e uccisa a colpi di fucile e bombe a mano. Si conteranno 71 vittime tra cui 40 donne e 17 bambini. Di questa strage verranno ritenuti colpevoli il generale comandante della 16.ma corazzata Reichsfuhrer, Max Simon e le brigate nere carraresi del colonnello Lodovici.
Massa, Fosse del Frigido – 16 settembre 1944
All’inizio di settembre le SS prendono in consegna il carcere di Massa nel castello Malaspina dove sono rinchiusi circa 170 detenuti comuni. Il 16 li trasportano a San Leonardo, lungo il Frigido: fatti scendere dall’argine entro le fosse scavate dai bombardamenti alleati, vengono uccisi a raffiche di mitragliatrice. Quanto, nel 1947, verranno dissepolti si contano 147 vittime; soltanto per alcuni di loro è stato possibile il riconoscimento da parte dei familiari; agli altri è stato dato un nome attraverso gli elenchi del libro matricola del carcere tenuto dal cappellano. Soltanto 5 erano della provincia di Massa Carrara; altri appartenevano a oltre sessanta province italiane. Erano presenti anche 4 greci, 3 libici, 1 slavo, 1 albanese e 1 svizzero. In alcuni casi i reati erano lievi e legati allo stato di guerra: si pensi che una donna di Zeri era stata incarcerata per macellazione abusiva.
Massa, Campareccia – 18 settembre 1944
Postazioni di artiglieria tedesca sparano sulla zona di Antona. I proiettili colpiscono una grotta a Capel da Preta a Campareccia, dove si erano rifugiati diversi civili. Rimangono uccise 9 persone tra cui 5 donne e due bambini.
Carrara, Avenza – 10 novembre 1944
Alcuni partigiani sequestrano tre tedeschi che pensano di utilizzare per uno scambio con prigionieri, ma successivamente per l’intervento del CLN sono rilasciati. Nonostante questo, i tedeschi mettono in atto una rappresaglia in Avenza rastrellando una settantina di uomini e uccidendone 11.
Casola in Lunigiana, Regnano – 23 novembre 1944
Occupazione da parte tedesca del paese di Regnano, dove ha sede il comando della III Brigata lunense “Spezia” di Marini e Azzari, con un duro rastrellamento forse a seguito dall’uccisione di un sottufficiale. Il paese è devastato e vengono fucilati 13 civili. I tedeschi entrano in possesso dell’archivio della brigata , materiale che servirà loro per organizzare tra il 27 novembre e il 2 dicembre l’”Operazione Catilina”, durante la quale vengono prelevati dalle loro abitazioni molti collaboratori della formazione che sarà costretta a cessare l’attività.